Antonio Liotta – La poesia sacra dialettale

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L’oralità della poesia sacra dialettale

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Chiddu chi sacciu iu        Quello che so io

lu ‘mparu ad autru           lo insegno ad un altro

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L’arma più potente in assoluto è la parola che si è dimostrata un forte strumento di potere capace di determinare manipolazione sul sapere e sulla qualità della conoscenza.

Come tale, la parola permette di strumentalizzare l’individuo condizionandolo in ogni direzione.

Questi concetti trovano significativa evidenza nel pensiero di Dario Fo e nel suo volume: “L’operaio conosce 300 parole, il padrone 1000: per questo è lui il padrone.”

La trasmissione del patrimonio culturale più o meno localizzato ha trovato la sua forma operativa proprio nella parola, nella oralità che ancora prima dell’utilizzo della scrittura, assume il ruolo unico della trasmissione del sapere.

Tradizione orale, quindi, con tutte le sue peculiarità positive e con quelle manipolative negative e in tutte le varianti forme tematiche.

Oggi, nonostante la ricchezza di strumenti tecnici che permettono di comunicare ciò che si vuole e come si vuole, persistono, per fortuna, ancora forme di trasmissione di usanze, riti e tecniche che sfuggono al contesto mediatico e che si nutrono di oralità pura.

Questa oralità rischia, però, di annegare nel mare tecnologico e di fare morire il patrimonio culturale che si è stratificato – anche in senso positivo materiale – nella parte mesencefalica delle nostre strutture cerebrali e che dà il senso ed il valore alla storia umana.

Ne consegue che è fondamentale recuperare l’oralità per non perdere, tagliare, distruggere la nostre radici.

Nel piccolo possibile, questa operazione, viene portata avanti -quale progetto culturale- dall’Associazione Medinova che ha la specifica sezione editoriale e che guarda attentamente alle storie -in logica Braudeliana- alle microstorie più o meno locali/territoriali che danno il senso ed il valore alla Storia.

In questo contesto si inserisce il lavoro prodotto da Carmela Cutaia che ha trovato spazio nella pubblicazione Così pregavo… Perle di poesia sacra dialettale (ed. Medinova, 2001), con la prefazione dall’Arcivescovo di Agrigento Mons. Carmelo Ferraro.

Tradizione orale che sarebbe andata perduta e che lo stesso Pitrè non ha raccolto (almeno per la zona di Agrigento) come non lo hanno fatto altri studiosi di tradizioni popolari come Enzo Alessi, Mimmo Galletto e Padre Ginex.

Carmela Cutaia, Così pregavo... perle di poesia sacra dialettale, Medinova, 2001

Carmela Cutaia, Così pregavo… perle di poesia sacra dialettale, Medinova, 2001

La “spigolatrice” Carmela Cutaia (così si è autodefinita) raccoglie, registra e consegna alla comunità queste “perle di poesia sacra” (qui in minima parte presentate nel testo originale e nella traduzione) che riguardano molteplici temi: preghiere della notte e per ogni circostanza; il Rosario; la Comunione; la Passione; per le anime del Purgatorio; in caso di tempeste e calamità naturali; e  come si diventa poeti… ecc.

Scrive l’Arcivescovo Ferraro che tra “le sorprese racchiuse in questa raccolta” si ha “un recupero della memoria” e che viene fuori “un popolo che pur nella povertà, parla la lingua della poesia, le vecchiette che, come lo scriba del Vangelo, traggono dalla memoria la ricchezza di cose antiche.”

“Leggere questa raccolta”, scrive la Cutaia, “potrà forse aiutarci a capire chi siamo, da dove veniamo e come ci evolviamo, ma potrà anche farci interrogare sul nostro modo di pregare oggi.” Risulta, in questa ottica,  significativo il gesto compiuto da un operaio che “lavorava tutto il giorno a trasportare cesti (coffe). Avendo chiesto – lui analfabeta – ad un amico come pregare, dato che sapeva fare solo il suo lavoro, si sentì rispondere: “E tu dici: cuffitedda susu e cuffitedda jusu‘ (cesta sopra e cesta sotto).”

E conclude la Cutaia “che quanto riportato ci dà la giusta chiave di lettura di tante preghiere dialettali: non importa come pregare ma basta tentare di sintonizzarsi con Dio.”

Quanti canti, preghiere, storie si sono persi nei meandri del tempo?

Non so se oggi siamo più ricchi e di quanto. La tradizione orale rischia sicuramente di spegnersi e con essa sono in pericolo anche le lingue meno diffuse.

Ignazio Buttitta ha sostenuto e scritto che “se ad un popolo togli la lingua, quel popolo è morto.”

Nessuno può e deve rubarci la lingua, la tradizione orale, il mito, le favole, la storia, le radici: sarebbe la fine dell’umanità.

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Antonio Lotta cenni biografici

Medico, antalgologo, promotore culturale, editore, direttore del periodico Progetto salute; ha pubblicato: Perché la vita (ed. flaccovio 1971); Token (ed. ades 1976); Tempi d’amore, tempi di libertà, africane  e Le pietre parlano (in corso di pubblicazione).

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C.Cutaia , Così pregavo..©Medinova, 2001

C.Cutaia , Così pregavo..©Medinova, 2001

C.Cutaia , Così pregavo..©Medinova, 2001

C.Cutaia , Così pregavo..©Medinova, 2001

C.Cutaia , Così pregavo..©Medinova, 2001

C.Cutaia , Così pregavo..©Medinova, 2001

C.Cutaia , Così pregavo..©Medinova, 2001

C.Cutaia , Così pregavo..©Medinova, 2001

C.Cutaia , Così pregavo..©Medinova, 2001

C.Cutaia , Così pregavo..©Medinova, 2001

C.Cutaia , Così pregavo..©Medinova, 2001

C.Cutaia , Così pregavo..©Medinova, 2001

C.Cutaia , Così pregavo..©Medinova, 2001

C.Cutaia , Così pregavo..©Medinova, 2001

C.Cutaia , Così pregavo..©Medinova, 2001

C.Cutaia , Così pregavo..©Medinova, 2001

C.Cutaia , Così pregavo..©Medinova, 2001

C.Cutaia , Così pregavo..©Medinova, 2001

C.Cutaia , Così pregavo..©Medinova, 2001

C.Cutaia , Così pregavo..©Medinova, 2001

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