Arrigo Cappelletti/ Un pianoforte a coda di pesce – di Lupo Borgonovo

All rights reserved©Lupo Borgonovo

Un pianoforte a coda di pesce per Arrigo Cappelletti, disegno di Lupo Borgonovo, 2014

Un pianoforte a coda di pesce per Arrigo Cappelletti, disegno di Lupo Borgonovo, 2014

Lupo Borgonovo: Tempo fa si parlava d’improvvisazione, di come il musicista che improvvisa arriva sempre in punti ciechi, ma che sempre ne esce.
Mi è venuta in mente l’immagine di un pesce che vive sul pelo dell’acqua: nuota, salta nell’aria, entra ed esce, seguendo un ritmo proprio che gli permette di conoscere tanto del mare quanto del cielo. Cosa dimentichi quando improvvisi e che cosa trovi?

Arrigo Cappelletti: La tua metafora è curiosa. Non mi era mai venuto in mente di considerarmi un pesce, anche perché non so nuotare. Ma mi piace la tua idea che improvvisare sia un entrare e uscire continuamente dal proprio elemento. Suonare con gli altri serve precisamente a questo, a essere chiamati fuori da sé, fuori dal proprio ambiente abituale. Una cosa rischiosa, certo, ma che può darci una scossa, consentirci di esplorare le nostre potenzialità nascoste. E’ anche la ragione per cui è difficile improvvisare da soli, perché ciò implica una sorta di auto-spiazzamento per cui servono apposite strategie. Ma, così come è importante sorprendere e sorprender-si continuamente, pure quando si è soli, è importante ritrovarsi ogni tanto nel proprio contesto familiare. Senza una casa, un ambiente familiare da cui partire è anche impossibile viaggiare verso l’ignoto. Esiste a questo proposito lo stereotipo tipicamente americano della frontiera, del jazzista-eroe in grado di travalicare limiti e confini di ogni tipo. Ma senza riferimenti, scogli cui aggrapparsi e da cui ripartire, è facile perdersi, per riprendere la tua metafora, nel mare magnum dell’improvvisazione e scomparire nei flutti. La maturazione del jazzista improvvisatore consiste nell’elaborare un proprio linguaggio di riferimento che sia nello stesso tempo aperto ed elastico in modo da recepire gli stimoli esterni, anche i più lontani da sé (“l’estetica del fuori” di cui parlava Foucault), ma di consentirgli anche un costante ritorno a casa.

PER ASCOLTARLO

www.youtube.com/watch?v=8F66AN0s9S0

PER SAPERNE DI PIU’

Arrigo Cappelletti celebre pianista e compositore
Nasce a Brunate (Como) il 12.2.49. Dopo una laurea in Filosofia e aver insegnato alcuni anni nei Licei, si è dedicato al jazz realizzando finora diciotto dischi a suo nome di cui almeno quattro (Samadhi, Reflections, Pianure e Terras do risco) hanno avuto importanza nella definizione di una via italiana al jazz fatta di lirismo, introspezione e collegamenti con altri universi musicali.
Ha partecipato a numerosissimi festival e rassegne internazionali e collaborato con prestigiosissimi jazzisti, sia in Italia che all’estero. per maggiori approfondimenti consultare il suo sito.

www.arrigocappelletti.it/ita/index.htm

Molto attivo anche come scrittore e saggista, ha pubblicato per la casa editrice ESI (Napoli) un libro sull’improvvisazione jazzistica a metà fra il didattico e l’autobiografico Il profumo del jazz; per la casa editrice LEPOS (Palermo), una biografia-studio su Paul Bley intitolata Paul Bley, la logica del caso. Ha insegnato inoltre jazz al CDM e alla Nuova Milano Musica di Milano, al Civico istituto Musicale “Brera” di Novara, al Conservatorio di musica di Sassari e di Reggio Calabria. E’ stato docente di jazz presso il Conservatorio di Reggio Calabria e ha coordinato il triennio di piano jazz presso il Conservatorio di Alessandria. Attualmente è docente di jazz presso il Conservatorio di Venezia.