Padre Francesco Giuliani/ Le ali della vita – di Ivan Dall’Ara

All rights reserved ©Ivan Dall’Ara
All rights reserved ©Padre Francesco Giuliani

Ivan Dall’Ara: Ci potresti raccontare la tua esperienza di incontro con l’altro e la tua famiglia nel tuo viaggio di vita?

Padre Francesco Giuliani: È vero, non ho preso moglie né ho avuto figli, non mi sono fatto una famiglia così come comunemente la indentiamo.
Darti una risposta per me ora è semplice: è stato il progetto che Dio ha voluto per me; mi rendo conto, però, che questa semplice risposta non possa essere compresa da tutti, e credimi, nemmeno per me è stata così immediata.

Gibuti, villaggio, 2013

Gibuti, villaggio, 2013

Ricordo tanti anni fa, quando poco più che ragazzino camminavo la sera lungo i quartieri popolari di Monte Mario: ero fidanzato allora e fortemente innamorato, fantasticavo sul mio futuro di marito e padre proiettandolo sulle finestre illuminate di un grande palazzo.
(Sorride) Dio deve proprio servirsi dei sentimenti e delle pulsioni degli uomini per guidarli nei propri progetti!
Fissando una di quelle finestre, al sesto piano del palazzo, immaginavo il giorno in cui avrei abitato quell’appartamento, dove sarei tornato la sera dopo il lavoro, ritrovando la moglie che amavo e i miei bambini…

Gibuti, Padre Giuliani  con bambini di un villaggio, 2013

Gibuti, Padre Giuliani con bambini di un villaggio, 2013

Beh, ti confesso che quel sogno che pareva entusiasmarmi, lungo i confini delimitati da quella finestra illuminata, mi procurò un’angoscia e una tristezza infinite: il mio amore si sentiva soffocato, chiuso in quel paesaggio ristretto.

Ora occorra che tu intenda: non dico che questo mio sentimento sia da tutti, e nemmeno sarebbe auspicabile che lo fosse, dico solo che se tutti un po’ lo coltivassero comprenderebbero ciò che mi pare di aver capito lungo tutto il cammino della mia vita: dentro un amore personale e chiuso la vita soffoca e la vita vera la si comprende solo a contatto con la vita, che è relazione, apertura all’Altro.
Un giorno chiesi ad un amico, un nomade Afar che avevo incontrato in compagnia di una trentina di bambini del suo clan, di presentarmi chi fossero i suoi dodici figli, affinché potessi fotografarlo con loro.
Si guardò intorno perplesso, cominciò titubante a contare qua e là, cercando a fatica di discernere i suoi figli da quel gruppo di bambini. L’operazione lo imbarazzava, ma non nel senso che noi potremmo immaginare, quella domanda, chi fossero i suoi figli, per lui non aveva alcun senso: tutti i bambini erano suoi figli.
Nel deserto, dove non hai nulla, è più facile comprendere che è il tuo prossimo la tua unica salvezza, la tua unica e autentica risorsa, l’Altro e gli altri sono un prolungamento di te stesso.

Gibuti, il villaggio e la sua gente, 2013

Gibuti, il villaggio e la sua gente, 2013

E nel contemplare questa famiglia nomade, che per certi versi potrebbe apparire sgangherata e finanche scandalosa ai nostri occhi, ho assaporato la libertà che sin da ragazzo speravo avrebbe potuto mettere le ali alla mia vita, libertà di scegliere  ciò che Dio voleva per me, una consapevolezza, rispetto al mio destino, maturata lentamente, lungo un cammino fatto anche di tanta solitudine e, ti assicuro, non sempre facile e chiaro.

Nei primi anni di seminario, quando i miei superiori mi indirizzarono agli studi della filosofia e della teologia all’università, ancora sfidavo il progetto di Dio: pensavo, Signore sono solo un geometra, come potrò superare esami fatti per intellettuali veri? Vorrà dire che se mi bocceranno sarà il segno che dovrò tornare sul mio progetto iniziale, sposarmi e farmi una famiglia, come tutti….sistematicamente, e sorprendentemente, venivo promosso e così, sfida dopo sfida, eccomi qua, a testimoniarti che ora la mia gioia è la libertà di non avere niente se non il mio prossimo, e per questo avere tutto.

Gibuti, ritratto di bambini, 2013
Gibuti, ritratto di bambini, 2013

Quello che vorrei raccontarti non è un modello di famiglia migliore di un altro: la famiglia dei nomadi Afar e le famiglie delle nostre città sono realtà incommensurabili per storia, tradizione e realtà geografica, non ha senso compararle.

Ciò che penso di aver capito nei miei viaggi e nella mia vita di sacerdote è invece il valore fondamentale dell’apertura, della tolleranza, della condivisione verso il prossimo: solo così una famiglia, qualunque essa sia, potrà essere l’insieme delle cose buone che porta a realizzare in ciascuno quel mistero irripetibile che si compie in noi è di cui non sappiamo nulla.

E renditi conto che non è un esercizio facile:  la corrente del mondo va in senso contrario alla direzione comunitaria indicata dal nomade Afar: l’Altro nella cultura imperante, non è un prolungamento del tuo essere, la parte nascosta del tuo mistero, ma sembra essere considerato unicamente il segno che delimita il confine tra il  “mio” e il “tuo”‘, in una logica in cui la salvezza è concepita solo appannaggio di pochi, i quali per raggiungerla dovranno escludere gli altri.

Questa condizione ci rende soli, anzi, quanto più la bussola dell’agire è “l’esclusività” tanto più dobbiamo lottare, in questa falsa prospettiva di salvezza, per rimanere i soli; ma anche il singolo che recide la relazione autentica con il prossimo, con il mistero che è in lui, finisce per soffocare se stesso, perché l’esclusione è una logica di morte.

L’amico Afar non avrebbe escluso nessun bambino dalla foto dei suoi figli.

Gibuti, villaggio, 2013

Gibuti, villaggio, 2013

Matteo 12:46-50
La madre e i fratelli di Gesù
(Mr 3:31-35; Lu 8:19-21) Eb 2:11-13
Mentre Gesù parlava ancora alle folle, ecco sua madre e i suoi fratelli
che, fermatisi di fuori, cercavano di parlargli. E uno gli disse: «Tua madre
e i tuoi fratelli sono là fuori che cercano di parlarti». Ma egli rispose a
colui che gli parlava: «Chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli?» E,
stendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei
fratelli! Poiché chiunque avrà fatto la volontà del Padre mio, che è nei
cieli, mi è fratello e sorella e madre»

Gibuti, villaggio, 2013

Gibuti, villaggio, 2013