La famiglia per il naturalista – di Renato Massa

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Renato Massa, la famiglia per il naturalista

Renato Massa, la famiglia per il naturalista

Nel mondo umano, la famiglia in senso stretto è un gruppo convivente composto generalmente di genitori e figli. Ci si può talora riferire a una famiglia allargata che tuttavia dovrà essere delimitata in modo arbitrario, a un determinato punto di affinità e che comunque avrà una scarsa incidenza e scarso significato sociale al di fuori di determinate occasioni (grandi feste, matrimoni, funerali etc). In natura, la famiglia nel senso umano della parola può esistere o meno, può essere allargata o ristretta in una varietà tanto grande di casi da rendere difficile il tentativo di descrivere un tale tipo di società in un breve articolo. Ci si può tentare comunque, focalizzando la nostra analisi soprattutto su Mammiferi e Uccelli che sono poi gli animali che anche fisicamente ci assomigliano di più, per omologia di organi e apparati che svolgono determinate funzioni.

Parlando di famiglia tra gli animali non umani sarà anzitutto necessario precisare che il 95% dei Mammiferi ha sistemi socio sessuali di tipo poliginico mentre per gli uccelli le cose vanno in modo diametralmente opposto dato che il 90% di essi ha sistemi socio-sessuali di tipo monogamico. Questa situazione ha naturalmente una sua stringente logica perché in qualsiasi tipo di società umana o non umana, ciascuno dei contraenti tenderà fatalmente a fornire il contributo energetico più basso possibile al raggiungimento degli obiettivi comuni e d’altra parte tenterà anche di conservare la massima autonomia compatibile con la loro buona riuscita. Quando un tale obiettivo è la riproduzione (obiettivo che, per motivi genetici inerenti, gode di un interesse universale) una femmina di un qualsiasi mammifero si trova ad avere due seri svantaggi rispetto a una femmina di uccello: in primo luogo è costretta alla gravidanza, in secondo luogo è costretta all’allattamento, due pesanti costrizioni che le impongono la cura esclusiva dei piccoli dalle prime fasi della gravidanza fino al loro completo svezzamento. Per un uccello le cose stanno in modo molto diverso perché le uova, una volta deposte, possono essere incubate da uno qualunque dei due genitori e, anche quando vengano incubate dalla sola femmina, la situazione impone comunque al maschio di cercare cibo a sufficienza non solo per se stesso ma anche per la compagna che rimane di fatto immobilizzata per diverse settimane a causa dei suoi compiti, prima per l’incubazione delle uova e poi per la cura dei pulcini, soprattutto nei casi in cui questi siano nidicoli, cioè nascano implumi e incapaci di nutrirsi. Il risultato di questa situazione è che, nella contrattazione riguardante il proprio ruolo nel processo riproduttivo, le femmine degli uccelli si troveranno pressappoco in forze pari a quelle dei maschi mentre le femmine dei mammiferi si troveranno gravemente svantaggiate, situazione che, nonostante la presunta cultura della specie umana, permane in forma piuttosto pesante anche nella nostra specie. Qualche esempio gioverà a chiarire il significato profondo di quanto è stato appena affermato. Nella balia nera (Muscicapa hypoleuca), un grazioso pigliamosche bianco e nero della taglia di un pettirosso, piuttosto comune come nidificante nell’Europa centro settentrionale, la coppia appena formata si divide i compiti nel senso tradizionale: la femmina si occupa della incubazione delle uova mentre il maschio se ne va in giro in cerca di cibo, dapprima per la sola femmina e poi anche per i pulcini che, nella prima settimana di vita, non potrebbero sopravvivere se non fossero adeguatamente riscaldati dalla femmina e nutriti con il cibo procurato dal maschio. Talvolta, però, può capitare che un maschio si lasci distrarre da qualche altra femmina non ancora accoppiata e magari decida di volersi occupare anche di un’amante che cova un’altra serie di uova. Tuttavia, tutto il tempo sottratto alla prima famiglia e dedicato alla seconda sarà fatalmente a carico dalla prima sposa che riceverà meno cibo e si troverà nella situazione di perdere qualche figlio per alimentazione insufficiente. In alternativa, per tentare di rimediare, sarà costretta ad allontanarsi alla ricerca di cibo, e alla fine potrà subire comunque qualche perdita per riscaldamento insufficiente o a causa di predatori. Esiste una terza possibilità, però, che è quella di accettare la corte di un altro maschio, accoppiarsi con lui e ricevere, come opportuna ricompensa, una certa quantità aggiuntiva di cibo che compensa la diminuzione di fornitura da parte del primo maschio. Il risultato finale di questa complessa dinamica è che ogni copulazione extra-coppia di un maschio aumenterà la possibilità di una copulazione extra coppia da parte della rispettiva femmina. Inoltre, ciò potrà accadere a maggior ragione nel caso dell’amante che in linea di massima riceverà dal maschio cure minori della femmina principale. Infine, in ogni nido, un’accurata analisi genetica potrà rivelare la presenza di un 20-30% di pulcini la cui paternità non può essere ricondotta al maschio titolare del relativo territorio ma piuttosto alla dinamica di un rapporto socio-sessuale sostanzialmente paritario.

Questa è la cosiddetta monogamia imperfetta che negli uccelli è molto comune ma nei mammiferi, per ragioni di contrattualità fisiologica, non esisterà affatto, venendo fatalmente sostituita da una pura e semplice poliginia. Infatti, la femmina incinta o intenta all’allattamento, se il maschio la trascurasse in favore di un’altra, non avrebbe nulla da guadagnare (in termini di maternità) se volesse rendergli pan per focaccia e pertanto, in linea di massima, non lo farà, accettando invece un sistema socio-sessuale che la svantaggia nettamente dal punto di vista genetico. In altre parole, per il maschio sarà facile aumentare il numero dei suoi figli accoppiandosi con più femmine ma per la femmina una analoga soluzione sarà sostanzialmente impossibile. Naturalmente, è anche possibile che entrambi i membri di una coppia optino per un’assoluta fedeltà, e questo genere di comportamento romantico potrà anche rivelarsi geneticamente efficiente perché nella monogamia perfetta vi sarà un aumento del tasso di paternità e di maternità da parte di entrambi i componenti della coppia: cento per cento di ogni nidiata per entrambi.

Tra gli uccelli, la monogamia perfetta interessa una minoranza di specie e viene mantenuta grazie a rituali di corteggiamento talmente specializzati e specifici da escludere decisamente tutti gli estranei. L’esempio più calzante è il pinguino imperatore (Aptenodytes forsteri) che deve incubare le sue uova per diverse settimane a una temperatura di 40°C mentre la temperatura esterna raggiunge anche i -40°C. In tali condizioni, la riuscita dell’incubazione prima e della cura dei pulcini poi può avere successo solo se la collaborazione dei due componenti della coppia è totale e ciascuno svolge diligentemente il suo turno di cova mentre l’altro svolge altrettanto diligentemente il suo turno di raccolta del cibo andando a pesca nell’oceano. Un tale perfetto affiatamento viene raggiunto durante la fase di corteggiamento, mediante la messa a punto di una danza nuziale unica nei suoi particolari, che è poi lo stimolo necessario per indurre l’uno e l’altro uccello all’accoppiamento.

Una tale “danza dell’amore” può essere sostituita in altre specie di uccelli da un duetto vocale altrettanto unico nei dettagli e altrettanto complesso e faticoso da mettere a punto. Ciò accade soprattutto in diverse specie di uccelli tropicali come le averle di macchia africane del genere Laniarius o anche varie specie di pappagalli di varie zone del mondo. Quando una coppia ha messo a punto un duetto in modo efficace, essa sarà al sicuro da eventuali intrusioni da parte di estranei e potrà effettivamente essere descritta non solo come inseparabile ma anche come indefettibile.

Che dire della monogamia dei mammiferi? Certamente che essa è rara ma anche che, tra le poche specie in cui si verifica, la fedeltà può essere pari a quella degli uccelli più fedeli. Si tratta tuttavia non già di una fedeltà romantica e artistica, come quella degli uccelli, ma piuttosto di un sistema sociale che prevede una vita di gruppo in cui, però, la coppia abilitata a fare sesso e riprodursi è soltanto una. Ciò accade, per esempio, in un branco di lupi: la coppia riproduttiva è soltanto una e tutti gli altri soggetti non solo non possono permettersi di disturbare i due soggetti dominanti ma, affinché non si facciano venire in mente strane idee, non possono neppure scherzare tra di loro più che tanto. Il sistema è tanto efficiente da essere stato utilizzato e addirittura modificato in senso femminista anche da altri mammiferi molto diversi dai lupi, per esempio dall’eterocefalo glabro (Heterocephalus glaber), un singolare roditore sotterraneo a pelle nuda dell’Africa orientale che ha spinto le cose ancora più in là, inventandosi un raro sistema poliandrico che ricorda quello degli insetti sociali: qui una “regina” tiene il controllo su una colonia composta da parecchie decine di individui impedendo qualsiasi relazione tra i suoi componenti grazie alla secrezione di un particolare feromone che ha la capacità di spegnere il desiderio sessuale. La regina fa evidentemente un’eccezione per se stessa concedendosi fino a tre maschi non solo per perpetuare la colonia ma anche per mantenere al suo interno un certo grado di diversità genetica. Per cercare di minimizzare i suoi inevitabili handicap di mammifero – gravidanza e allattamento – questa femmina può partorire fino a cinque volte all’anno una media di 14 neonati e può farlo nel corso di una vita della durata media di 15 anni, cioè almeno cinque volte più lunga rispetto a quella della generalità dei piccoli roditori. Dopo la nascita dei piccoli si limiterà ad allattarli mentre saranno i suoi cicisbei a essere incaricati della loro cura ed educazione.

Nella questione delle cure parentali sta l’essenza della famiglia, così come noi esseri umani la concepiamo. È chiaro che gli autori delle cure differiranno drasticamente nei casi di monogamia, poliginia e poliandria ma che per i riceventi cambierà ben poco ammesso che le cure siano attente e amorevoli. Tra gli uccelli, ma anche tra i mammiferi, nei casi di poliginia, il maschio sparirà subito dopo l’accoppiamento e la femmina avrà cura dei piccoli da sola, fino al loro svezzamento. Un tale sistema risulta sostenibile solo in un ambiente piuttosto ricco di risorse, in modo particolare se i piccoli non sono particolarmente precoci, come nel caso degli uccelli del Paradiso, uccelli giardinieri e manachini che infatti sono tutte specie caratteristiche di ambienti tropicali. Al contrario, in ambienti molto poveri, può avere successo la poliandria, nei casi in cui un solo maschio non riesce a garantire una sufficiente raccolta di risorse. L’esempio classico è quello dello uistiti dai pennacchi bianchi (Callithrix jacchus), una piccola scimmia del Nuovo Mondo la cui femmina partorisce due gemelli il cui peso è già di una settantina di grammi, cioè un quinto di quello della gestante. Per potere allevare con successo una prole tanto impegnativa, la femmina si associa normalmente con due maschi ognuno dei quali si accoppia normalmente con lei e coopera nell’allevamento dei piccoli avendone cura quando questi non sono impegnati nelle poppate.

Tra gli uccelli, la poliandria, per quanto rara, per ovvii motivi è più facile che nei mammiferi e quindi si verifica più spesso. L’esempio classico è quello della cosiddetta beccaccia dorata (Rostratula benghalensis, in inglese painted snipe cioè beccaccino dipinto) la cui femmina depone diverse serie di uova e ne lascia ciascuna serie in cura a un maschio che non soltanto si occuperà della cova ma anche della cura dei pulcini fino al loro svezzamento. In questa e in poche altre specie le femmine presentano un piumaggio più colorato, si battono tra loro per l’accesso ai maschi e, in generale, una totale inversione dei ruoli normalmente caratteristici dei due sessi.

In conclusione, in natura la struttura della famiglia è determinata in parte dalla fisiologia della specie presa in considerazione, in parte da fattori ambientali che, in alcuni casi, possono giungere a rovesciare la situazione iniziale determinando la prevalenza del sesso che partiva svantaggiato, in parte da accidenti evolutivi che, nel corso della storia, possono verificarsi o meno. La famiglia può dunque assumere molte forme diverse ma, in ogni caso, il suo scopo principale è di garantire cure parentali adeguate sia dal punto di vista puramente alimentare sia dal punto di vista educativo e psicologico ai nuovi nati che si affacciano all’esistenza potendo contare soltanto in parte su un bagaglio di risorse di tipo puramente genetico.

RENATO MASSA

CURE PARENTALI

POLIANDRIA TRA GLI UCCELLI

POLIGINIA TRA MAMMIFERI E TRA UCCELLI

FAMIGLIA ROMANTICA UMANA