Pagine/Dolasilla, la principessa guerriera- di C.F.Wolff

Tratto dal volume Il regno dei Fanes di C.F.Wolff – Licinio Cappelli Editore, 1948
 
 

Leggende delle genti della montagna. Le Dolomiti nella saga dei Fanes.
 
 

Regno dei Fanes- Dolasilla la guerriera

Regno dei Fanes- Dolasilla la guerriera

Regno dei Fanes- Dolasilla la guerriera


 
 

 
 
La leggenda dei Fanes è un’epopea che appartiene alla tradizione di una piccola minoranza etnica che vive nelle valli centrali delle Dolomiti, i Ladini. Si ritiene che essi siano i discendenti di una popolazione che un tempo abitava gran parte delle Alpi. Chiamati Reti dai Romani, sono stati dispersi e compressi dalle opposte spinte di italiani e tedeschi. Parlano il ladino, una lingua neolatina, diversa dall’italiano ma simile agli idiomi parlati nei Grigioni svizzeri e nel Friuli.
Tutte le tradizioni ladine sono state conservate solo per trasmissione orale fino alla fine del XIX secolo. A quell’epoca esse erano perlopiù molto trascurate e sul punto di cadere nell’oblio. Lo scrittore di lingua tedesca Karl Felix Wolff, l’autore dei Monti Pallidi, in molti anni di ricerche raccolse e riunì in una saga le leggende che la gente ancora ricordava. Come capita in ogni trascrittura dei racconti e delle favole orali, parte delle variazioni tipiche dell’oralità sono andate perdute e la raccolta è divenuta l’unica fonte a cui attingere.
La leggenda dei Fanes parla di una popolazione che visse in tempi remotissimi, che viveva sugli altipiani carsici d’alta quota fra Cortina d’Ampezzo ad est e la val Badia ad ovest. La leggenda dei Fanes diversamente da tutte le altre leggende ladine è molto più lunga, è strutturata come un ciclo epico, e i suoi contenuti sono legati in forma di saga.

 
 
 

Il racconto delle origini della leggenda

In una grotta sotto la montagna oggi chiamata Croda Rossa viveva un tempo un’anguana. Ogni mattina, circondata dalle marmotte, salutava il sorgere del sole sulle sponde di un laghetto. Un giorno, una donna del posto, che si era recata in terre straniere, ritorna con una figlia appena nata, e subito muore. L’anguana adotta la bambina, che cresce assieme alle marmotte: Moltina. Essa apprende i modi e la lingua delle marmotte, fino a essere in grado di trasformarsi in una di loro. Un giorno un principe la vede e se ne innamora. I due decidono di sposarsi, nonostante i dubbi dei familiari di lui. Moltina afferma che non solo le marmotte, ma anche la montagna stessa partecipa della sua felicità. Dopo le nozze, Moltina vive serena al castello. Un giorno c’è un raduno di regine e a ciascuna viene proposto di raccontare la storia dei propri antenati. Moltina non ne ha, e se ne vergogna mortalmente. La situazione viene salvata da un prodigio: la montagna di fronte, partecipe dei sentimenti di Moltina, è diventata rosso sangue come il suo volto. Moltina approfitta della confusione per trasformarsi in marmotta e fuggire sui suoi monti. Il principe la raggiunge e, visto che la moglie non vuol tornare al castello, decide di restare con lei. Una notte si sente rumore di armi. Sono i Fanes che fanno esercitazioni belliche, senza possederne i minimi rudimenti. Il principe acconsente ad istruirli e poi a guidarli in battaglia; riporta la vittoria, e viene nominato re. Il principe fa costruire una rocca, sulle cui mura fa dipingere l’emblema della marmotta. Da lui e Moltina prende avvio la dinastia reale dei Fanes, cui l’anguana predice gloria e grandezza. Ma la Croda rimarrà rossa per sempre.