Architetture inconsce – di Devis Venturelli

Un progetto di riuso di preesistenze architettoniche dismesse risponde alle esigenze abitative di una struttura che recupera spazi e materiali costruttivi. Nella colonia marittima Varese, a pochi passi dalle spiagge di Milano Marittima in un’isola naturalistica di pini e vegetazione spontanea, si colloca l’installazione di un progetto di abitazione unifamiliare con giardino per senza fissa dimora.
L’area prospiciente l’edificio diventa un dehors lastricato, costellato di fioriere eclettiche alternate a vere e proprie sculture che riciclano materiali improbabili dagli specchi ai reticolati in legno. I vecchi lavandini digradanti dalla vasca al lavabo ad altezza di bambino vengono ripristinati come contenitori floreali in ceramica. Pinto, il padrone temporaneo degli spazi, progetta un giardino spontaneo con varietà domestiche e rustiche come tagete, rosa comune, geranio, calendula, violacciocca, bocca di leone. Al centro un totem, tra lo zen e il décor pop-latino, conglomera istoriazioni di simboli, pietre colorate e un tronco ramificato da cui germogliano fiori finti che dialogano con la natura circostante.
Pinto sceglie di organizzare gli spazi della sua unità abitativa seguendo l’andamento longitudinale di uno dei bracci dell’edificio in disuso. Addentrandosi in una zona porticata la soluzione in linea viene privilegiata nella realizzazione di ambienti consecutivi a formare corner diversificati nelle loro funzionalità. La tipologia aperta sul prospetto è adottata per la zona giorno, mentre l’area notte sfrutta il modulo chiuso.
La modularità dei primi cinque vani-giorno è rotta da una zona relax nel rispetto dello stile residenziale marino.
L’angolo cottura attrezzato è separato dall’acquaio polifunzionale. Segue il soggiorno in due spazi, ibrido tra zona conversazione e tinello-dispensa. L’ambiente di rappresentanza è caratterizzato da una cornice a sbalzo rivestita da scarti di broccato d’arredo e usata come appoggio. La parete di fondo è decorata con poster da parati, che alternano chinoiserie pop a volti femminili della pubblicità. Mensole-consolle costituiscono gli unici arredi oltre alle scocche in plastica delle sedute e al tavolo centrale. Il soffitto ha un rivestimento tessile con pendagli di passamaneria. Il modulo dispensa-pranzo agevola le funzionalità di lavoro nella preparazione e consumo dei cibi, offrendo una capiente struttura contenitiva. Dopo il patio-relax con poltrone a sdraio vintage anni Cinquanta si raggiunge la zona notte composta da un dressing, da un vestibolo e dalla camera da letto padronale. L’intero reparto di vani è chiuso con un composit di assi in legno per le pareti e con fogli di acetato per le finestre, mantenendo il tono iperdecorativo nella scelta di tessuti e di immagini da rivestimento.
Il dialogo dell’abitazione con l’ambiente circostante riconquistato dalla natura, è completato da un affaccio su un’area a verde chiusa dalle armature cementizie, in parte adibita ad orto.
Lo stile di vita di un eco pioneer, epicureo e secondo natura. (Testo di Fabio Carnaghi)

Planimetria generale della Colonia Varese “Costanzo Ciano” (1937-39), arch. Mario Loreti

Pianta dell’abitazione del senzatetto Pinto costruita nel 2004, abbandonata e distrutta nel 2008 in seguito allo sgombero forzato effettuato dalle forze dell’ordine per i pericoli di crollo che interessavano la struttura della Colonia

 

© Devis Venturelli