Ozio: una categoria possibile tra gli animali? – di Renato Massa

Immagini fotografiche di Simona Mari e Renato Massa
 
 
 
 

È possibile che un animale se ne stia in ozio, cioè che si limiti, per determinati periodi di tempo, a non far nulla? Riflettendo attentamente sulla domanda, ci si può spingere anche oltre e ci si può chiedere addirittura se l’ozio sia una categoria effettivamente esistente non solo tra gli animali selvatici (per quelli domestici il discorso è evidentemente diverso, perché la condizione di cattività può effettivamente obbligare all’inazione) ma persino tra gli esseri umani e non invece un’invenzione strumentale degli sfruttatori, atta a tenere sotto una pressione psicologica i lavoratori sfruttati.

Per evitare di essere accusato di ideologismo estremo ed estremista, incomincio subito con il notare che di presunto ozio esistono indubbiamente numerose versioni ben diverse l’una dall’altra. Proviamo a enumerarle commentandole brevemente:

a. Innanzi tutto, c’è l’ozio apparente di chi sta svolgendo un’attività che non comporta movimenti esteriori evidenti. Per illustrare il caso in questione immaginiamo un rettile che si stia esponendo al sole per riscaldarsi. A differenza di un mammifero o un uccello, un rettile non può svolgere alcuna attività se non si è prima riscaldato alla temperatura idonea allo scopo, non può neppure mangiare né bere e, se anche lo avesse fatto in un breve periodo di riscaldamento antecedente, non potrebbe neppure digerire il pasto se la temperatura si abbassasse improvvisamente. In questo caso, l’apparente ozio di un rettile che si crogiola al sole – magari anche con le zampe allungate un po’ a raggiera e con gli occhi socchiusi in un’espressione umanoide di voluttà – costituisce in realtà un’attività essenziale al metabolismo, una ricarica di cui noi mammiferi (insieme con gli uccelli) facciamo a meno solo grazie a un costoso sistema interno di regolazione omeoterma che consuma calorie in misura molto notevole.

b. C’è poi l’ozio apparente di chi è troppo stanco per affrontare con successo il lavoro e che si sta riposando per rimettersi in forma. Questo secondo caso si adatta meglio a noi mammiferi che spesso ci fermiamo in riposo per “ricaricarci” proprio perché siamo macchine efficaci ma poco efficienti dal punto di vista energetico. Riposo non significa soltanto eliminare l’acido lattico dai muscoli ma anche abbassare la tensione del sistema nervoso che potrebbe essere stato duramente provato da un’attività impegnativa. Per alcuni animali predatori, un lunghissimo ozio apparente sembra essenziale a una vita di successo, probabilmente per ragioni inerenti la manutenzione del sistema nervoso prima ancora che quello muscolare. I leoni riposano sdraiati e in parte dormono anche per 20 ore al giorno per potere essere efficienti e scattanti quando devono agire, per esempio attaccando un bufalo e cercando di abbatterlo. Un leone impossibilitato a riposare non riesce ad abbattere nessuna preda quando questa si presenta alla portata dei suoi artigli.

c. C’è poi l’ozio di chi è impossibilitato ad agire dalle particolari circostanze in cui si trova. Non c’è bisogno di pensare a un’antilope bloccata su un’isoletta fluviale circondata da coccodrilli affamati. Basta un cacciatore alla posta per illustrare un caso di questo genere. Per esempio, un gabbiano fermo su un tetto in paziente attesa dei rondoni che rientrano al nido, una cicogna quasi pietrificata davanti a un muretto a secco, che fa la posta per sorprendere le lucertole che di tanto in tanto ne escono, un piccolo falco che attende immobile su un ramo l’uscita dei pipistrelli dal buco di un albero cavo. In tutti questi casi, la realtà di ciò che sta accadendo è facilmente constatabile dal comportamento delle potenziali prede che sanno distinguere benissimo l’ozio autentico da quello apparente: escono, infatti, precipitosamente lasciando generalmente il predatore a bocca asciutta. Peraltro, l’immobilità apparente non è solo di chi insidia ma anche di chi è potenzialmente insidiato. Immaginiamo un rospo affamato che sia costretto a rimanere ben nascosto nella sua tana a causa della mancanza di pioggia oppure un pesce di fiume in una savana che, durante il periodo di secca, non può fare altro che attendere la provvidenziale acqua che gli permetterà di circolare al di fuori del fango in cui è rimasto bloccato.

d. Ci sono poi diverse situazioni in cui l’ozio corrisponde effettivamente alla mancata attività di qualcuno che però non fa qualcosa semplicemente perché gli pare troppo impegnativa e difficile: nessun normale essere umano potrebbe essere accusato di essere ozioso perché non scala l’Empire State Building ma qualcuno, magari, potrà essere accusato di accidia perché non spolvera mai i libri della sua biblioteca e non passa mai uno straccio bagnato sul pavimento. Costui potrà magari opporre ai suoi contestatori una fitta produzione di scritti di qualità, attività che tuttavia ben difficilmente sarà considerata valida a discarica delle accuse formulate. In effetti, quando si parla di ozio, si pensa soprattutto ad astensione da attività fisiche: un’attività di natura prevalentemente intellettuale non risparmierà nessuno dalla nomea di pigro. Così anche, un gruppo di lupi che vigila su una collina preparando un attacco coordinato a una preda difficile potrebbe essere vista come gruppo di animali in ozio mentre probabilmente i membri del clan si stanno scambiando informazioni utili e stanno assegnando o confermando ruoli per l’organizzazione della caccia imminente.

e.  Se un gruppo di persone gioca a carte oppure se un uomo gioca a palla con un cane o ancora se una gatta gioca con i suoi cuccioli, ben pochi saranno disposti a riconoscere che queste attività apparentemente soltanto ludiche non possano essere classificate come una forma di ozio dato che esse preparano in modo simulato ad affrontare problemi reali che si potrebbero presentare nella vita. In generale, nessuna attività ludica può essere considerata come una forma di ozio, tanto è vero che lo sport agonistico, che è attività ludica per eccellenza, viene parimenti considerato come una forma di attività di eccellenza. Il gioco è peraltro molto diffuso tra gli animali, non soltanto i mammiferi ma anche gli uccelli e persino i rettili e dunque ancora una volta questa forma di “ozio” non è vero ozio.

f. Infine, c’è l’ozio apparente di chi può permettersi l’inattività fisica perché qualcun altro sta lavorando per lui. Tra gli esseri umani, un personaggio così altamente organizzato potrà essere definito consigliere, consulente, sorvegliante, capogruppo, caporeparto, sottosegretario, ministro, presidente, re, imperatore, mafioso, schiavista e, in generale, non potrà essere accusato di oziosità perché lo sfruttamento dei conspecifici è un’attività che richiede un elevato grado di organizzazione e accurato coordinamento con soci o complici. Nelle società degli animali non si riscontra nulla del genere, neppure tra gli insetti sociali che, nonostante i loro adattamenti spesso assolutamente spietati, sono assolutamente egualitari nel bene e nel male. Non che tra i lupi, i leoni o anche le antilopi o i babbuini non esistano prepotenti e bulli, ma le azioni di intimidazione sono prevalentemente tese a impedire ai membri inferiori del gruppo l’accesso a risorse alimentari, sessuali o abitative considerate di qualità particolarmente elevata. Certo, un leone maschio che si appropria della preda abbattuta da un gruppo di femmine potrebbe essere visto proprio come un ozioso che sfrutta il lavoro di altri ma in realtà le femmine non gli consentirebbero affatto di compiere una simile azione se non sapessero di poter contare sulla sua collaborazione in veste di intimidatore di leoni estranei, potenziali assassini di cuccioli. Dunque, a un’analisi sommaria, l’ozio pare essere un comportamento praticamente inesistente in natura mentre lo sfruttamento del lavoro altrui senza un corrispettivo pare essere un comportamento esclusivamente umano.