Amor fati – di Ximena Rodriguez Bradford

Al rintocco dell’ora, la sorte chiama il mio nome. La mano si tende, quasi non fosse mia. Il tavolo, ormai, è poco più che un miraggio. Sotto i miei occhi, il verde si propaga come una vertigine. Di colpo lo avverto. Un fremito ignoto accarezza le mie dita. Stringo il pugno senza pensare. Solo allora realizzo. Un secco sussurro muore in fondo alla mia gola. Il dado è un’esalazione della mia stessa mano.
La sorte è impaziente, reclama risposte che la mia bocca non conosce. È solo un dado, mi dico. Lascialo andare, che vuoi che sia. Ma il dado mi guarda. Dall’alto della sua fissità immobile, sonda la mia mano incerta.
Chiudo le mani a conca, lo sento svanire fra i miei palmi. Per un istante i suoi spigoli aderiscono alla mia carne, sono tutt’uno con me. In quell’abbraccio che non vedo, il dado disfa le sue cifre. Nere pupille che ora scrutano i miei palmi, perse per sempre fra le linee della vita e della morte. Allento la presa, infilo un occhio in quella cavità d’ombra che contiene tutte le risposte. Il destino adesso è nelle mie mani. Fra un istante lo lascerò andare. Scuoterò i pugni, mi illuderò di aver confuso le acque. Ma il caso ha mani grandi, molto più grandi delle mie. Ora tocca a me, dirà. Qui finisci tu, qui comincia il gioco. Chiudo gli occhi, lancio.