Istantanea – di Mariangela Venezia

Prima di mettere il piede sul filo la città è un macigno. Piombo. Ripiombo. In mente nomi di metalli neri, un peso ferma il vorticoso giro della testa intorno al buco, profondo, della paura. Il punto di vista di un ragno, il mondo visto da una sottilissima bava bianca, a scacchi. Traffico, nel sangue corrono minuscole macchine e tir in miniatura, gas grigio.

Nudità metropolitane dentro mattine senza scandali, mondate da ogni allegria, si aggirano sospettose trattenendo i sorrisi. Perditempo, perdigiorno, si raggiungono dritti mete senza divagazioni, mentre la vita sbatte le ali contro i vetri delle auto e si spiaccica sui parabrezza, restando vita.

Stamattina le strade possono volare, ci svegliamo tra le nuvole nel vuoto di un sole celeste guardandoci appassionati dietro occhi di caffè.

Il sogno di un silenzio in cui nuotare, un filo su cui mettere un piede, poi un altro, come nembi sospesi. Chissà come sono le undici di mattina viste dal filo. Prospettive di gomitoli tesi nell’aria.

Non hai anche tu voglia di domenica?