Davide Mosconi, Disegnare l’aria – di Gabriele Bonomo


Davide Mosconi
Disegnare l’aria/Drawing Air (1995/96)

Il mio lavoro è una ricerca costante sui concetti di simultaneità e casualità. I miei primi trittici erano basati sull’osservazione che diversi fotografi in diversi periodi della storia della fotografia hanno ritratto pressappoco lo stesso soggetto, pressappoco nello stesso modo. In quei primi progetti ho rifotografato due immagini simili realizzate da due fotografi diversi e le ho combinate con una terza, fatta da me in studio. In quest’ultimo lavoro, intitolato Disegnare l’aria, mi sono occupato del concetto di casualità. Per produrre ciascun dittico ho effettuato solamente tre scatti. Il primo è un test. Nel secondo e terzo scatto gli oggetti vengono lanciati e fotografati mentre si dispongono nell’aria a formare figure casuali. In questo modo sto anche cercando di rendere visibile l’invisibile, disegnando l’aria.

Davide Mosconi

Davide Mosconi
Disegnare l’aria/Drawing Air (1995/96)

Con Disegnare l’aria (1995/96) Davide Mosconi sospinse il paradigma delle coincidenze a confrontarsi strutturalmente con l’adozione di procedure affidate al caso. Qui Mosconi fotografa diversi materiali fra loro omogenei scagliati da terra verso l’alto, ritratti nel moto di caduta con un tempo d’esposizione dell’obiettivo lievemente dilatato. Il gesto nacque dal desiderio di rendere omaggio a Bruno Munari, cui Mosconi fu a lungo sodale nell’amicizia come nella complicità creativa. Negli anni sessanta Munari realizzò un’azione dal titolo Far vedere l’aria, che consisteva nel far cadere da una torre dei pezzettini di carta di forme variegate. Disegnare l’aria si rapporta a questo a priori quasi come citazione e ricalco figurale, ma, nella sua essenza, sottintende una decostruzione critica del processo fotografico e della definizione di “fotografia”: simulacro di un tempo raggelato, nell’ossimoro della dilatazione di un istante.

Gabriele Bonomo

Davide Mosconi
Disegnare l’aria/Drawing Air (1995/96)

 

© Davide Mosconi