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Brani tratti da Idolo Hoxhvogli, Introduzione al mondo, OXP, Napoli 2015

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Brani tratti dalla recensione Eccesso d’anima: Introduzione al mondo di Idolo Hoxhvogli, di Franca Alaimo – Il Fatto Quotidiano, 14 marzo, 2012

Idolo Hoxhvogli, Introduzione al mondo, OXP, Napoli 2015

Idolo Hoxhvogli, Introduzione al mondo, OXP, Napoli 2015

Idolo Hoxhvogli, Introduzione al mondo, OXP, Napoli 2015

Idolo Hoxhvogli, Introduzione al mondo, OXP, Napoli 2015

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Le idee di Hoxhvogli vengono fuori grazie al montaggio d’immagini e dettagli utili alla costruzione di allegorie, le quali raggiungono uno straordinario effetto di surrealismo. I testi di ogni sezione del libro possono essere considerati come unità di una stessa costellazione significante, il cui il messaggio finale può essere il medesimo di Benjamin:

«La tradizione degli oppressi ci insegna che lo stato d’emergenza in cui viviamo è la regola».

[…]

 Eccesso d’anima e società contemporanea

Queste considerazioni su Introduzione al mondo di Hoxhvogli sarebbero incomplete e mancherebbero del loro fulcro più importante se tralasciassero la sorgente intima di tanta veemenza verbo-immaginativa, che va individuata nella prosa che intitola l’intero libro, in cui si immagina un dialogo fra il malato Leo e il medico Canarini, il quale, ascoltati pazientemente i sintomi, emette una strana diagnosi: «Lei soffre di eccesso d’anima». Il dottor Canarini prescrive come cura una pastiglia dal nome altrettanto bizzarro di Introduzione al mondo, spiegando che la malattia del paziente conduce ad una «lenta e progressiva paralisi della vita, il non riuscire a fare nulla». Questo passo spinge a tessere relazioni con altre opere letterarie, come La coscienza di Zeno di Italo Svevo, che si fonda sull’inettitudine alla vita di Zeno Cosini e si conclude anch’esso con una visione apocalittica; così come con L’uomo senza qualità, capolavoro di Musil. Perché l’eccesso d’anima sia una colpa, una malattia che conduce alla paralisi della volontà, è comprensibile se pensiamo alle qualità richieste all’uomo contemporaneo, il quale è sempre più indirizzato all’utile, alla prassi acritica e all’obbedienza al pensiero mediatico. L’utile, la prassi acritica e i media trasformano la vita umana in una non-significante esistenza persa nel corpo opaco della massa. Possedere un tessuto interiore troppo spirituale rende Leo dissonante, difforme e perciò inadatto alla società in cui vive, privo di un ruolo necessario. È da «questa malattia», dunque, che si origina la scrittura amara di Idolo Hoxhvogli, la quale, però, finisce col rivelare – in virtù dell’accumulo di impressioni che la lettura progressivamente convoglia nella mente – una diversa e preziosa filigrana che l’attraversa: una sensibilissima tensione emotiva; una qualità spesso lirica, che s’insinua come la voce più profonda dell’anima, tesa, mentre considera il male, al possibile Bene; una fierezza che l’accosta all’angelo combattivo che conosce bene il presente e che tiene la spada sempre sguainata, pronto alla lotta, per quanto solitaria e apparentemente vana possa essa apparire. La spada di Hoxhvogli è la Parola.

Idolo Hoxhvogli, Introduzione al mondo, OXP, Napoli 2015.

Idolo Hoxhvogli (1984) è nato a Tirana e vive a Porto San Giorgio. Ha studiato Filosofia alla Cattolica di Milano. I suoi scritti sono presenti in numerose antologie e riviste italiane e straniere, tra cui «Gradiva International Journal of Italian Poetry» (State University of New York at Stony Brook) e «Cuadernos de Filología Italiana» (Universidad Complutense de Madrid).