Davide Mosconi/ Polveri

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©Davide Mosconi, Polveri, Collezione Privata

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Le polveri di Davide

Il primo giorno Davide creò la polvere.
Il secondo giorno la sparse su un ripiano nero onde risultasse luminosa per contrasto (può darsi però che Davide avesse creato anche la luce, ma le Scritture non lo dicono).
Il terzo giorno ordinò a un tale di stendersi supino al di sotto del ripiano.
Il quarto giorno comandò a quel tale di picchiettare, sempre dal di sotto, con le dita, il ripiano a ritmi capricciosi.
Il quinto giorno lo fece restare dov’era e intanto lui andò a prendere una macchina fotografica.
Il sesto giorno si mise a scattare, scattare, scattare immagini della polvere luminosa sul ripiano nero.
Il settimo giorno, riposandosi, constatò che la polvere è la sintesi dello zero, id est del Tutto e del Nulla, di ciò che è e che non è, come per esempio il metafisico elettrone o la supposta sostanza al di la e al di fuori della parola.
E Davide, meditando, s’avvide così di essere un parlato. Ma di chi? Ma di che cosa?
Oh, bella, dal se stesso di cui però non trovava traccia. Io, concluse , polvere sono e in polvere mi ridurrò.
La quale polvere intanto si era fatta i fatti suoi. Diventata consapevole e dotata di libero arbitrio, si era sdraiata, in guisa di lussuriosa favorita- gattona , su tutta una serie di letti dalle superfici lucide e trasparenti, quelli che quaggiù, nella sfera del transeunte, usiamo chiamare “ quadri”.
Tali, perché dotati di quattro angoli che possono generare due diagonali e dunque un incrocio e un vertice.
Cioè un ordine, al quale però, somma contraddizione, la polvere, appassionata di casualità, rilutta con tutte le sue impalpabili forze. E nulla la piegherà se non all’imprevedibile.
Davide o Davide, che ne sarà di te? Che ne sarà delle tue traslucide creazionalità?
Delle tue non- comete, delle tue non-nebulose, dei tuoi schizzi e sprazzi di improbabile materia?

Francesco Saba Sardi