Apolidia delle parole – di Mariangela Venezia

Aria - di Francesco Muscente

Aria – di Francesco Muscente

All rights reserved©Mariangela Venezia
All rights reserved©Francesco Muscente

Capitombolo, ruzzo, mescio e rimescio, nel dire tralascio, sorseggio sillabe nel respiro invertite, scollego, sbaraglio, trattengo e rilancio.

Tu pieghi le ginocchia e dondoli, il collo proteso a ricevere, un volatile multicolore ti massaggia le orecchie, nel tragitto il suono si sgretola, si compone, si raggomitola in mille agglomerati di senso inedito, rinnovato, distorto.

E ti avviti, giri e rigiri, srotoli, raccogli, ricomponi, seguendo il tuo filo semantico incedi e domandando prosegui, credendo ti affidi all’intuizione universale.

Io rispondo, riafferro la molecola argentata del tuo viaggio che è altro, ignoto, straniero, mi illudo sia il mio, desidero, riconosco, collego l’inconciliabile in forme fantastiche, desillabo e risillabo, sfondo l’idioma che è solo inchiostro, vibrazione, lo spoglio, lo scruto e infine sospendo.

La meta è accessoria se chi siamo non conta, di ellittici viaggi si orla la lingua, sorprendenti incomprensioni generano boccioli di storie, veleggiano oltre noi insperati arabeschi.

Scordiamo per sempre il principio del dire, partiamo leggeri su una meteora infuocata, guardiamo, silenti, gli spilli di stelle, nel pulviscolo ad arco avanziamo di spalle.

Vorticano parole tessendo gli intrecci, mi siedo in una O e inizio e girare, a cavallo di una G ti lanci al galoppo, che l’essenza rimanga per sempre insvelata, ricamato di lettere il silenzio risponde

Si abbracciano le iridi e finalmente ridiamo.