Il grande balzo – di Silvana Galassi

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Pitture rupestri

Pitture rupestri

Sembra che i nostri antenati, migrati dall’Africa verso Europa e Asia circa 120.000 anni fa, pur avendo una struttura anatomica e una massa cerebrale del tutto simili alle nostre, abbiano impiegato più o meno 80.000 anni prima di cominciare a esprimere la propria creatività forgiando e plasmando materiali e dipingendo le pareti delle caverne con graffiti che ci riportano a un lontanissimo ambiente ormai perduto e a un mondo interiore così vicino a noi.
Picasso dopo la sua visita alle caverne spagnole dipinte da ignoti artisti di circa 20.000 anni fa esclamò: “Dopo Altamira, tutto è decadenza”.
Il grande balzo, che probabilmente corrisponde anche all’acquisizione di un linguaggio articolato, portò tali vantaggi evolutivi rispetto agli atri ominidi che avevano fino a quel momento convissuto con sapiens da consegnare solo questa specie al futuro. I vantaggi acquisiti da Homo sapiens sapiens gli permisero di dominare anche le altre specie dalle quali dipendeva la sua sopravvivenza fino ad arrivare in meno di un quinto della sua esistenza come specie ad essere la forza dominante del percorso dell’evoluzione.
La perdita dell’innocenza e della serenità del giardino dell’Eden non fu la conseguenza del morso alla mela proibita ma questo cambiamento che lo rese unico: l’uonico essere consapevole del suo destino mortale.
Sapiens sapiens europeo e asiatico non ebbero vita facile durante il periodo glaciale Würm anche a causa delle estinzioni di massa di specie animali e vegetali di cui si nutriva. Probabilmente l’attuale uomo europeo e asiatico derivano da altri africani che migrarono verso questi continenti nei periodi interglaciali. Difficile sapere se il “grande balzo” avvenne nel continente di partenza, lungo la strada, lasciando indietro i più sprovveduti o nei luoghi d’arrivo dove lasciarono finalmente il segno del loro passaggio nella preistoria.
Credo, comunque, che nulla di così clamoroso sia avvenuto negli ultimi 20.000 anni. Per quanto possiamo vantarci della nostra storia e di qualche invenzione utile, il progresso ha avuto come risultato più evidente quello di consentire alla popolazione umana di arrivare a un numero di individui così elevato da saturare la produttività del Pianeta.
In questa situazione tutta questa nostra immensa creatività potrebbe giocare a nostro svantaggio perché abbiamo saputo affrontare i problemi che ci ha presentato la natura ma non quelli che noi stessi abbiamo creato.
E’ suggestiva l’immagine riportata nel libro di Roberto Guiducci “La società impazzita (1980)”: il modello armonioso della figura umana inscritta in un quadrato e in un cerchio da Leonardo da Vinci si deforma mostruosamente quando, utilizzando un programma al calcolatore, le figure geometriche di contorno vengono alterate.
Aver raggiunto la capacità portante del Pianeta significa la perdita assoluta di libertà di movimento per l’uomo imprigionato nel poligono irregolare da lui stesso disegnato. Mentre il singolo individuo del terzo millennio potrebbe essere in grado di aggrapparsi ai lati per recuperare l’armonia persa, le società umane sembrano ormai essere modellate da forze che non sono in grado di controllare in alcun modo.