Davide Mosconi/ Le felici coincidenze/Intervista a Carla Pellegrini

All rights reserved©Carla Pellegrini, Galleria Milano
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Carla Pellegrini ha condiviso con Davide Mosconi un lungo sodalizio professionale e una stretta amicizia. Siamo andati a trovarla nella sua galleria, la Galleria Milano, in via Manin,13, a Milano, e nel corso della conversazione le abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa del loro incontro e della loro collaborazione artistica.

Gentilmente, Carla Pellegrini ci ha inviato questo scritto che è anche per noi una “felice coincidenza”.

Giugno 2013

Parlare di Davide mi riesce sempre difficile e mi spaventa anche un pochino perché lui non c’è per rispondermi, bacchettarmi e dirmi, forse – che non capisco niente. Non che sia successo spesso ma, malgrado la grande  e affettuosa amicizia che ci legava, dovevo stare sempre attenta a non dire “banalità”. Davide aveva orrore del banale. Era lucido, intelligente, acuto, curioso e spiritoso. Si interessava di ogni cosa della vita ed era disponibile ad ascoltare le opinioni di tutti ( purché non “banali”), era  sempre  desideroso di conoscere e sperimentare. Esprimeva la sua creatività in ogni campo artistico e non: nella musica, negli oggetti sonori, nella fotografia e fotografia pubblicitaria, nelle performances, nel design (mobili e oggetti per casa propria), ma anche nel giardinaggio e nel proprio abbigliamento.

Mi chiedete quando ci siamo conosciuti. Non lo so, non ricordo, a volte mi sembra di averlo sempre conosciuto, ma non è vero. Negli anni settanta andavo alle feste in casa sua in via dell’Orso. Più o meno tutte le sere la loro casa era aperta a tutti, una marea di persone andava e veniva, fiumi di bevande e musica a palla. In quella casa enorme c’era un solo bagno senza porta, chiuso solo da una tenda…Davide aveva ancora una lunga coda di cavallo ma dopo che una sera, sotto casa sua, uno scippatore lo aggredì e gli  strappò coda e i capelli, si fece rasare a zero

La nostra amicizia si fece più stretta dopo i concerti – performances, eseguiti con Juan Hidalgo e Walter Marchetti e organizzati da Gianni Sassi per Milano Poesia nel 1987 alla Rotonda della Besana e all’Ansaldo.

Inez Klok e Davide Mosconi,Londra,South Kensington, il giorno delle nozze

Inez Klok e Davide Mosconi,Londra,South Kensington, il giorno delle nozze

Da allora Davide frequentò regolarmente la galleria. Arrivava con la sua macchinona americana – una Dymler d‘epoca, mi pare, con cui – secondo Inez -viaggiava lentissimo. Non potevo non osservare con attenzione il suo modo di vestire: era sempre curatissimo, personale e bizzarro. Una volta seduti nel mio studio con un caffè o un bicchiere in mano, cominciavamo a chiacchierare per ore. Si parlava un po’ di tutto: di progetti, arte, fatti del giorno o personali, parlavamo di fiori e – di tanto in tanto –  spettegolavamo un po’, ma l’argomento principale divennero presto  le coincidenze  sia nei  nostri sogni che  nella realtà.

La prima mostra nella mia galleria è stata quella dei “Cieli” nel febbraio 1998. Venivano esposti due cicli di lavoro: “ Trittici del cielo e il ciclo Disegnare l’aria”. I trittici erano realizzati con la Polaroid grande formato messa a sua disposizione dalla Polaroid stessa, che in seguito gli conferì il primo premio. In tutti e due i lavoro  la  ricerca sul caso e sulla simultaneità  si era fatta più evidente. Osservando le fotografie di cieli di notte e di giorno  trovate sia  sui  libri  e  atlanti consultati nella biblioteca del padre  come pure  in volumi sulla fotografia d’arte,  Davide ebbe modo di constatare  che  alcune  immagini scattate in luoghi  e in epoche  diverse  erano molto simili. Ne selezionò sempre due, le  rifotografò  con la Polaroid grande formato ne aggiunse una terza, sua. ( Ho scoperto molto più tardi che  nei trittici aveva trattato molti altri temi, molti dei quali vennero esposti  per la prima volta in Italia da Elio Grazioli nel 2011 a Reggio Emilia. (Trittico delle torte, dei bombons, del corpo, delle membra , delle tavole imbandite, degli incappucciati  e così via. L’ultimo lavoro che abbiamo anche esposto noi a Milano erano”  5 trittici  in morte del padre”.

Il ciclo “Disegnare l’aria “ è la casualità che la fa da padrone. Con soli tre scatti Davide aveva  fotografato oggetti  vari: corde, bacchette, rami, pezzi di stoffa, palline che, lanciati in aria avrebbero disegnato il cielo. Le immagini sarebbero state casuali. Davide diceva inoltre che considerava questo lavoro anche un omaggio all’amico Bruno Munari che, negli anni cinquanta, aveva lanciato da una torre pezzetti di carta di forme diverse con l’intento di “far vedere l’aria”. La sua era un’azione analoga e opposta, lui disegnava il cielo.

Carla Pellegrini e  Davide Mosconi

Carla Pellegrini e Davide Mosconi

Ma la mostra di maggior impegno e che ho seguito più da vicino fu quella successiva quella delle “Polveri”. Ormai parlavamo spesso delle coincidenze della vita, ci raccontavamo aneddoti e sogni relativi all’argomento.  In questo ciclo di lavori Davide intendeva arrivare a eliminare  o quasi l’intervento del fotografo.  Non doveva essere il fotografo a scegliere una inquadratura, sarebbe stato il caso a fissare l’immagine di queste polveri lanciate in aria. Polveri d’argento, d’oro e di scaglie di pietre preziose e semi-preziose. L’operazione era così concepita: appoggiare le polveri o i frammenti di pietre su un telo di gomma fissato  su una branda, la macchina fotografica restare  fissa e,  tirando da sotto  con forza il telo di gomma, far volare in aria   le polveri. L’apparecchio  fotografico avrebbe fissato il volo coì come il caso voleva. Il lancio ma soprattutto le pietre e le polveri avrebbero sprigionato energia. Lui stesso, fotografo, sarebbe stato solo il tramite del vissuto attraverso una infinita serie di coincidenze, non l’autore .

In quel periodo mi informò che sarebbe partito al più presto per Jaipur, famoso centro internazionale di tagliatori di pietre preziose e semipreziose, dove sperava di trovare le scaglie o frammenti di scarto necessari per il lavoro che aveva in mente. Tornò felice. Nel primo bar aveva chiesto a un avventore se per caso potesse indicargli un tagliatore, e chi non era l’avventore se non il più rinomato tagliatore di pietre del posto? Questi, entusiasta dell’idea di Davide, si mise a sua completa disposizione. Altra felice coincidenza.

Gli inviti alla mostra sarebbero stati stampati in argento su un cartoncino blu notte e Francesco Saba Sardi avrebbe scritto per l’occasione un bellissimo testo poetico.   Al momento di imbustarli anche Davide venne a dare una mano. In quel momento nacque l’idea di mettere negli inviti un po’ di polvere d’argento, per disegnare i vestiti e le case dei destinatarii. Risultato: molto successo ma anche lamentele dalla parte di chi si vedeva costretto a spazzolare tutto. ( Lo stesso impiegato delle poste qualche giorno dopo mi riconobbe e mi minacciò, ridendo, di  mandare alla galleria il conto della tintoria.)

Con Davide era bello non solo avere il suo parere sui miei progetti, ma anche ridere e giocare.

All rights reserved@Cramps-Records -@Archivio Mosconi

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Solo in seguito, dopo la sua improvvisa, tragica, morte, nell’organizzare con Inez le altre sue mostre e concerti, ebbi modo di conoscere ulteriori sue  ricerche  di cui  però parleremo in un’altra occasione.