Victory! – di Alan D. Altieri

 Immagine di copertina di Stefano Grossi

 

 

 

VICTORY!

Racconto di

Alan D. Altieri

 

 

 

 

 

 

 

I love the smell of napalm in the morning.

The whole hill smelled like…

… Victory!

 

Apocalypse Now

 

 

© Copyright 2012 dell’Autore

  Tutti i diritti riservati

 

 


Acido, quel vento.

      “Seconda Unità! Mi ricevete?”

      Sapeva di metalli corrosi, idrocarburi combusti, cordite sintetica.

      “Qui il Capitano N’guma! Seconda Unità, rispondete!”

      Puzzava di tessuti viventi bruciati.

      “Lascia perdere.”

      “Non lascio perdere, maledizione! Seconda Unità! Tenente N’guma! Rispondi!…”

      Statica eterica, sibilo del vento, ringhiare di incendi. Un holo-Ad azzurro e oro pulsava al di là delle fiamme. Spettro virtuale su spettri organici.

 

VICTORY!

non perdete l’epico scontro dell’anno!

 

“Tenente N’guma!” Altra statica. “Mi ricevi?”

      “Sono tutti morti.” Bruna Venn estrasse il caricatore dal fucile d’assalto. “Credevo avessi visto.”

      “Visto cosa?” N’guma digrignò i denti. “Cosa?”

      Giovane, il Capitano Giorgio N’guma. Venticinque anni, forse meno. Viene dalla Nigeria, o forse dal Togo, o forse dal Ciad. Non fa differenza, alla fine: solo un nigger del cazzo uguale a tanti altri nigger del cazzo. In teoria avrebbe dovuto averli ancora tutti, i denti. È stato a Victory! dell’anno prima.  In pratica due terzi della chiostra superiore mancano. Vuoti rossastri tra gengive divorate dalla piorrea. Onda d’urto di un obice di mortaio da 120mm. Ma adesso è tornato, l’eroico Capitano N’guma, duro e puro, deciso e preciso.

      “Allora, Sergente Venn: visto cosa!”

      Bruna Venn, Sergente Maggiore Bruna Venn, inserì un caricatore pieno da cinquanta colpi. “Sono finiti dritti su quel campo di mine-serpente.” Spostò la canna dell’arma oltre i tumuli di detriti. “Là avanti, quadrante 3-B-7.”

      Con lo sguardo, N’guma seguì la direzione indicata dal dispersore di fiamma, occhi iniettati di sangue nella caligine del combattimento.

 

      VICTORY!

la sensazionale guerra urbana in diretta!

ordine globale contro caos globale!

scommesse di stato sul canale 5001!

 

Lo holo-Ad si disperse in un vortice di fisica elettromagnetica frantumata. Rivelo’ il resto. Crateri fumanti, tumuli di macerie, carcasse devastate. Rivelò tutto il resto.

      Corpi.

      Cadaveri sbranati dal piombo. Elmetti pieni di morchia purpurea.

      E parti di corpi.

      Il sangue affresca metallo, asfalto, detriti. Uccelli zampettavano da una carcassa all’altra. Gabbiani, interi nugoli. Zampe deformate dall’inquinamento, piume colore delle cloache. C’è anche dell’altro, là fuori.

      COM-eyes.

      Tecno-orde su tecno-orde. Fluttuano al di sopra della devastazione. Gli obbiettivi anamorfici zoomarono sui cadaveri. Primo piano delle casse toraciche squarciate. Primissimo piano dei becchi dei gabbiani al lavoro. Macro sul bulbo oculare strappato dalla testa di uno dei caduti.

      “Figli di puttana… Come possono filmare questo?”

      “Non essere stupido, tenente…” Bruna Venn spostò il selettore di fuoco su full-automatic. “… that’s entertainment!

      N’guma digrignò nuovamente le caverne che aveva al posto i denti. Bruna Venn ha ragione. E lui lo sa.

      Filmavano questo, i COM-eyes, certo. Occhi di comunicazione, nano-sistemi al plasma, controllo satellitare integrato. Fluttuano a tutte le latitudini, su tutte le coordinate, dentro tutti gli sfinteri suppurati del mondo morto. Filmano questo, ma anche molto peggio di questo.

      Roghi del petrolio del Medio Oriente e lebbrosari della SARS-5 nel Deccan. Assalti ai supermarket in Messico e rivolte nelle miniere del Katanga. Cratere radiante di Teheran e sale di tortura di Camp X-Ray-7 a Cuba libera del cazzo.

      Total Vision Network, dodicimila canali, alta definizione, non-stop broadcasting, tempo reale. Qualsiasi cosa fa spettacolo, a Total Vision Network.

     qualsiasi-cosa

      Guerra, carestia, urgani, terremoti, omicidi, epidemie, fosse comuni, stupri di branco, lapidazioni nel nome di qualche dio morto, chirurgie terminali, suicidi di massa. In qualsiasi luogo, in qualsiasi tempo.

     e qualsiasi-morte

      Bruna Venn si passò il dorso di una mano guantata sulle labbra. Le trovo’ incrostate di ceneri.

      Erano asserragliati dentro uno dei crateri più grossi. Venn, N’guma, quasi tutta la Prima Unità. Mimetiche da combattimento D&G/Helly-Hensen, scarponi Eagle/Nike, elmetti Kevlar/Momo, fucili d’assalto HK/MT, Heckler&Koch/Munami-Tanaguchi.

      Oltre il filo spinato disseminato di stracci e brandelli organici, oltre gli holo-Ad e i COM-eyes, oltre i laghi di sangue e i gabbiani cloacali, si ergeva l’obbiettivo.

      Kattedrale.

      La salma della Kattedrale. Grottesco simulacro mutilato dai combattimenti, butterato dall’inquinamento, vaiolato dal lichene mutante.

      no god don’t live here no more, motherfuckers

      Frontale come un utero sventrato. Lavoro di un RPG pompato al Semtex/K. L’intero rosone come un’occhiaia deforme. Palla di fuoco FI, Fosforo Incendiario, milleduecento Celsius. Poi ventate su ventate di frag a mach-2. Alla Victory! di quell’anno, ruolo difensivo, c’è il Team Nuova Inquisizione. La valanga di detriti schiaccia quattro quinti di loro come scarafaggi. A Total Vision Network non è piaciuta affatto. Troppo breve, quelle strage, troppo rapida. Non abbastanza dettagli blood & guts. Gli sponsor e il TVN hanno parlato con lo Stato. E lo Stato, nel nome del trittico dio della bancarotta, patria delle fogne, famiglia dei bordelli, ha prontamente, incisivamente agito. Niente più roba pesante a Victory!, solo armi d’assalto e mine antiuomo. Che i COM-eyes avessero la loro fottuta dose di viscere ben macellate, whaddafuck!

      Tutto questo accadeva tre Victory! prima. O forse due Victory! prima. Bruna Venn non riesce a ricordare. Troppo fuoco, troppo piombo, troppo sangue. Lei stessa non è passata indenne. Nessuno passa indenne da Victory! Troppi compagni caduti, troppi altri compagni mutilati, accecati, castrati. Anche Bruna Venn ha pagato pedaggio. Ustione alla spalla, ferita da arma da fuoco alla coscia, timpano destro saltato. Memorie della sofferenza, percorsi della demolizione. Continuavano a torcersi nella sua mente come un groviglio di serpenti.

      “D’accordo, ci muoviamo noi!” N’guma sputò una boccata di bava emorragica. “Granatieri! Tre alto esplosivo, tre frantumazione, tre incendiarie!”

      “No! Farai solo macellare altri di noi!” Bruna Venn lo afferrò per un braccio. “Hanno una mitragliatrice a canne rotanti su quella guglia!”

      “Non osare dirmi quello che devo fare, Sergente!” N’guma strappò la sicura a una granata al fosforo incendiario. “Granatieri! Al mio comando!”

      “Sta’ giù, idiota!” Bruna Venn cercò di afferrarlo per il cinturone tattico.

      Troppo poco, troppo tardi. N’guma schizzò in piedi fuori dal cratere.

      Per primi vennero i lampi. Poco sopra il margine superiore del rosone sventrato. Solamente luci pulsanti, nessun suono. Al livello del suolo, l’asfalto si squarciò. Progressiva, folgorante linea di devastazione. Ritmo di fuoco quattromila colpi al minuto, proiettili blindati alluminio-tungsteno.

      La devastazione raggiunse Giorgio N’guma.

      Lo tagliò in due, letteralmente. In senso verticale. Un geyser di viscere dilaniate, ossa sbriciolate, sangue vaporizzato.

      Bruna Venn sollevò d’istinto il braccio destro, proteggendosi dalla falciata rossa. Un grappolo di COM-eyes venne a fluttuare sulla scena della macellazione. Altri ancora più lontano.

      Inquadrando il relitto della Kattedrale.

      Inquadrando il campo della strage.

      Bruna Venn tornò a scrutare oltre il cratere.

      Un holo-Ad pulsava sulla dispersione urbana grigiastra, indefinita, disgregata.

 

cianuro di stato b.s.!

 

L’holo-ad continuo’ a scivolare su cordigliere di cemento armato corrose dalla pioggia acida.

 

il miglior viatico per la miglior vita!

nel nome diddio!

sconti alle famiglie!

bonus alle parrocchie!

 

B.S., Benessere Sempiterno. Cancellazione del passato e annientamento del futuro. Solamente un presente infinito. Niente più governo, parlamento, ministri, sindacati. In fondo sono solo ciarpame del kazzo. Lo sono sempre stati. Basta un solo e unico sistema adesso: il Benessere Sempiterno. Clona se stesso. Assicura continuità, pace, progresso, gioia.

      E spettacolo.

      Completo, totale, assoluto. Victory!: diamante nel diadema del Total Vision Network. Commemorazione di un qualche grottesca guerra umanitaria al giro del Terzo Millennio. Iraq, Iran, Yemen, Argentina, Sudan, Siria. Commemorazione sul campo di massacro, sia chiaro. Bruna Venn ha perduto tutti i riferimenti, ha disgregato tutti i ricordi. Forse non li ha nemmeno mai avuti, ne’ gli uni ne’ gli altri. Il Dipartimento della Gioia ha la sede perfetta. Kattedrale, sepolcro di dio morto.

      Bruna Venn passò lo sguardo sugli uomini della Prima Unità. Occhi svuotati in facce allucinate. Gettò via il fucile d’assalto, gettò via l’elmetto. Lentamente, come una figura in un incubo, si erse oltre il bordo del cratere.

      Nessun lampo, dalle rovine della Kattedrale, nessuna raffica. Nessuno del Team Taxi Selvaggio cercò di ucciderla.

      Bruna Venn si tolse il corpetto anti-proiettile, si tolse la giubba della mimetica. Li lanciò a perdersi nella devastazione. Il sudore scintillava sulle cicatrici, sui residui delle ustioni.

      Bruna Venn avanzò verso i cavalletti di Frisia. Oltre il crepitare deli roghi. Varcò gli sbarramenti di filo spinato. Tra le urla dei gabbiani cloacali.

      Dal fumo della guerra, una forma umana venne verso di lei.

      Si fermarono faccia a faccia, tra detriti e corpi e parti di corpi.

      I COM-eyes vennero a vorticare su di loro, focalizzando, zoomando.

      “Sono Bruna.”

      “Sono Glauco.”

      All’uomo di nome Glauco mancava l’occhio sinistro. Mezza faccia era un cumulo di cicatrici da ustione.

      Annuirono l’una all’altro.

      Estrassero entrambi qualcosa di tasca.

      Due semisfere. Superfici convesse di lucido metallo cromato, innesti simmetrici sulla sezione equatoriale. Unite, generavano un oggetto poco più grosso di una palla da baseball. Se il gioco del baseball fosse ancora esistito.

      Bruna Venn e l’uomo di nome Glauco sollevarono le semisfere. Si voltarono verso l’orda dei COM-eyes.

      “A te, Benessere Sempiterno. E a tutti voi, là fuori.” Bruna parlò con calma, quasi con tedio. “A tutti voi schifosi insetti che vi masturbate con il sangue e budella… degli altri. Questo apparato” Bruna Venn annuì alle semisfere “ha un potere detonante di cinque megaton. Il vostro spettacolo sangue & budella finisce qui, finisce ora.”

      I COM-eyes schizzarono indietro. Era assurdo, naturalmente. Non erano altro che macchine controllate a distanza. Eppure schizzarono comunque indietro.

      “Anche Victory! finisce qui, finisce ora. A proposito…”

      Bruna e Glauco sorrisero.

      “Dio è morto.”

      Unirono le semisfere.

      La vampata del pogrom termonucleare fu visibile fino dall’orbita.