Diana Tonutto/ Rapsodie tissurali – di Fabio Carnaghi

Campo d'orzo e papaveri

L'oro aspetta i tuoi occhi (dedicato a Didi)

Omaggio alla Maremma

La mia Terra

Danza nel deserto

Cielo d'Africa

Un cielo da riscrivere

 
 

 
 
 
 

 
 

Ἀλλ᾽ εἰς οἶκον ἰοῦσα τὰ σ᾽αὐτῆς ἔργα κόμιζε,
ἱστόν τ᾽ ἠλακάτην τε, καὶ ἀμφιπόλοισι κέλευε
ἔργον ἐποίχεσθαι· πόλεμος δ᾽ ἄνδρεσσι μελήσει

Hom. Il. 6, 490-493

Da sempre la tessitura è opera femminile, intima. Filare e tessere coincidono con lo scrivere, il raccontare. Disegnare una trama e legarne i fili è atto sintattico che deriva da una ancestrale simbologia dell’oikos, di cui la filatura e la tessitura sono i racconti muti, le storie intrecciate di vita.
Il lavoro della lana esprime il mondo femminile, quanto in arcaico le armi hanno connotato quello maschile. Nella società omerica Andromaca è invitata da Ettore a tornare a casa a filare, privilegio di una donna aristocratica, mentre sarà il suo uomo a pensare alla sua protezione, affinché la donna non sarà costretta a tessere tele altrui, come schiava. Elena appare nel palazzo di Menelao, accompagnata da un’ancella che le reca una conocchia d’oro, dono di Alcandre, moglie di Polibo di Tebe, e un cesto d’argento per contenere il filo del fuso. Penelope fila mentre Telemaco offre un pasto a Pireo e Teclymene, così come Circe o Calipso tessono accompagnandosi con il canto.

Queste aree scrittorie della creatività, a lungo chiuse e preservate nell’intimità, si aprono oggi alla contemporaneità nei lavori di Diana Tonutto. Un mondo celato e votato alla conservazione, tabù arcaico e forse mai risolto, restituisce un retaggio antropologico che ripropone un universo poetico finalmente comunicato. La poesia di L’oro aspetta i tuoi occhi riassume il significato arcano, ma forte del senso della sua riscoperta. La natura è trasfigurata in paesaggi tattili, in cui vedere non è privilegiata modalità percettiva. Sentire attraverso una pratica polisemica e multisensoriale arricchisce un punto di vista poetico che diventa tutt’uno col suo significante. La residualità di una procedura mitica, quasi leggendaria nei suoi precedenti omerici, costituisce la rarità di un’arte che riesce a compiere istintivamente una profonda operazione culturale, facendo uscire dall’oikos i preziosi racconti, non detti e a lungo rimasti nei recessi dell’interiorità.

 
 
© Diana Tonutto